Vyrus, pura follia

Ascanio Rodorigo: Vyrus, pura follia

Funziona così.

Ti svegli alle 5. Scendi in cucina e prepari la colazione per tua moglie e i tuoi figli.

Ognuno di loro ha un menù personalizzato. E tu lo prepari con precisione meticolosa. Il tuo mondo ultra customizzato è appena iniziato. Apri il cassetto e tiri fuori le precise quantità di cucchiai e coltelli necessari per chi spalma la marmellata, per chi beve il caffelatte, per quello e per quell’altro.

Prendi cereali, biscotti, fette e tutto il resto che hai dosato al milligrammo la sera prima.

Ossessivo, maniacale. Segui il tuo standard da produzione artigianal-industriale.

Arrivi in bottega. Entri nel magazzino e trovi una celebrità planetaria – potrebbe essere Michael Schumacher o Tom Cruise o Keanu Reeves – che guarda la tua moto e parla con il tuo tecnico. Ti saluta. Ci parli.

Tutto questo vi può sembrare pazzesco ma per il protagonista di questa storia è semplice, normale routine.

Si perché lui è Ascanio Rodorigo, un meccanico artigiano con la terza media che ha creato Vyrus la moto più innovativa e tecnologica al mondo.

Una storia di pura follia.

“Ciò che distingue il savio dal pazzo è che questi si fa guidare dalle passioni, mentre il primo ha per guida la ragione.” Erasmo da Rotterdam – Elogio della Follia. Uno dei miei libri preferiti.

Secondo me questo territorio è stato fondamentale: non appassionarsi alla motocicletta in Romagna credo che sia impossibile. Una delle prime cose che impari a fare sono le impennate, vai al semaforo, parti dal semaforo e una volta su dieci c’è qualche stronzo che ti suona il clacson ed è in giro in impennata. Questo è un po’ il frutto della Romagna, uno dei frutti della Romagna, io credo.

Siamo agli inizi degli anni’80 e appassionati di moto da tutta Europa vengono a Rimini in via Titano nella bottega di Dervis Marcelli per farsi fare i telai in alluminio per le loro moto.

Dervis non è solo un telaista, è un artista: ricama, salda l’alluminio e crea un’opera d’arte.
Ascanio è un ragazzino e passa il tempo davanti alla vetrina della bottega di Dervis guardando l’artista che smonta, monta, salda…

Vi è mai capitato di avere momenti in cui avete capito di voler qualcosa di diverso nella vostra vita? Oltre la strada tracciata da qualcun altro? Qualcosa di speciale? Qualcosa di vostro?
Per Ascanio quel momento è lì. Davanti a quella vetrina.

Io andavo alla vetrina della bottega e stavo lì di fuori a guardare giornate intere lui che lavorava e non mi ha mai cacciato, io sinceramente se qualcuno venisse alla bottega e si mettesse sulla porta a guardarmi per delle mezze giornate lo caccerei via, ma lui non mi ha mai cacciato, tant’è vero che un giorno non c’era suo papà che gli dava una mano e mi ha detto “Vieni dentro!” e da lì è cominciato tutto, mi ha fatto tener su un telaio. Nel giro di poco già mi prendeva a tozzoni quando non facevo le robe giuste, non c’era il Telefono Azzurro quella volta (ride).

In terra di Romagna è difficile non ammalarsi di passione per i motori. Direi che è quasi impossibile.
Ascanio non fa eccezione. Gli piace la meccanica ma ovviamente gli piace anche correre. Fa qualche garetta con la sua moto da cross, ma non si allena, non ha soldi per comprare gomme buone. Non ha niente. È bravo ma già al secondo giro scoppia e nella foga di recuperare sistematicamente si frattura qualcosa. Si procura così tante fratture e così spesso che nella gara a Secchiano corre con il gesso nella mano sinistra.
È sempre nei rotti. Un disastro.

Un giorno con l’avvento dei salti doppi dalla domenica mi svegliai un mercoledì mattina in ospedale dopo due giorni di incoscienza con tutta la mandibola spaccata; il dottore con la pinza mi cavava i sassi che erano ancora incastrati dopo tre giorni. Quella mattina mia mamma mi disse “basta te non corri più, mi hai rott e cazz non corri più”. Nonostante io fossi indipendente per rispetto io mi dedicai al lavoro e non ci pensai più, finché se ne andò la mia povera mamma e quell’anno feci la licenza subito e andai a correre, cominciai con il campionato italiano super Twin.

Ovviamente si costruisce la moto da solo va in giro con un vecchio Volkswagen raffreddato a aria che gli regala la zia. Il furgoncino ha il portellone laterale e già per infilare la moto è una fatica. Un lavoro della madonna direbbe lui.
I piloti la sera prima della gara alle 9 vanno a dormire, mangiano il riso in bianco e la mattina sono pronti. Sono atleti.
Ascanio rimane fino a mezzanotte nel box a lavorare sulla moto e a fare le ultime modifiche ossessive per cercare di ottimizzarla. Poi a mezzanotte va a mangiare hotdog con le patatine fritte. È così.
La sua è una moto controcorrente, fuori dal coro. È chiaro. Ed è forse proprio per questo che riesce a togliersi delle belle soddisfazioni perché nell’arco di qualche anno comincia a battagliare per la vittoria.
Nel ’98 vince il campionato italiano super Twin 2 valvole e nel ‘99 vince l’europeo, un campionato bellissimo negli autodromi più belli del mondo.

Una volta venne Fabio Marcaccini con me disse “Ma come c**** fai a correre te Dio bono che mangi le patatine fritte a mezzanotte” e poi la mattina mi svegliavo e salivo sulla moto, tanto ero spossato dalla stanchezza del lavoro che quando entravo in pista era una liberazione per me, per gli altri comincia la tensione della gara, io dicevo “Finalmente mi riposo un po’”: un punto di vista completamente diverso.
In qualche maniera ho appagato un sogno che avevo fin da piccolo. Io sognavo di correre, di buttarmi nelle curve, di tagliare primo il traguardo, sognavo, sognavo…

I PRIMI PASSI ALLA BIMOTA E L'APERTURA DELLA BOTTEGA

I sogni sono un tema importante in questa storia. Ma ne parleremo più avanti.

Dopo l’apprendistato da Dervis passa alla Bimota per continuare a fare esperienza come garzone di bottega. Inizia a frequentare il liceo scientifico ma non ha tanta voglia di studiare, preferisce pastrocchiare.
Ascanio però è un tipo che ha bisogno di stimoli e dopo poco la routine del montaggio in Bimota lo convince ad aprire una sua officina per lavorare su quello che gli piace.
È il 1° gennaio del 1985. Da lì parte tutto.

Con l’amico Giuseppe iniziano a preparare moto da corsa, moto da cross, da enduro. Poi pian piano iniziano a lavorare su One-Off, moto personalizzate su gusti e richieste dei clienti: protossido di azoto, compressore volumetrico, e via andare.
Le richieste di one-off aumentano così la bottega inizia a specializzarsi e ingrandirsi con ufficio tecnico disegnatore, ingegnere.
Cresce la convinzione e crescono anche i sogni.

Io e Giuseppe abbiamo deciso un giorno di fare un prototipo.
C’era un ingegnere australiano, Mattew, che sapeva la mia passione per la Bimota Tesi. Mi disse “Riprendi la Tesi, riprendi la Tesi, riprendi la Tesi” e da lì abbiamo costruito un prototipo sulla base della Bimota Tesi, però un prototipo interpretato con il nostro modo di vedere le cose, quindi abbiamo tolto tutte le carrozzerie, abbiamo tolto il design e abbiamo fatto proprio un oggetto di meccanica. Abbiamo fatto sì che questa meccanica fosse prorompente, visibile e fosse questo il motivo di design del veicolo. L’abbiamo presentato in una fiera, abbiamo vinto la Coppa così alta, il premio della critica e da lì è nato tutto perché siamo tornati a casa con un cesto di 1800 biglietti da visita. Ci siamo detti “Forse vale la pena di buttarsi nell’avventura” e lì abbiamo cominciato, ci siamo iscritti all’Associazione Italiana Costruttori e abbiamo cominciato a costruire le Vyrus, la 984 in serie. Pensavamo “Ne facciamo cinque” quando abbiamo fatte quelle prime cinque “Ne facciamo altre cinque” poi sette, poi dodici, quindici… ad oggi siamo più di 200 moto prodotte e vendute in giro per il mondo: il paese dei balocchi.

VYRUS AGLI ESORDI

Nasce così la Vyrus l’unica moto al mondo che viene commercializzata e omologata con i freni e serbatoio in carbonio.
Credetemi passare le omologazioni con questo tipo di accessori, oltre che essere costosissimo, è molto difficile.
Ogni tipo di metallo che compone ogni singolo elemento è studiato per essere ottimizzato nella funzione come resistenza meccanica e durata, ma soprattutto è studiato per far sì che strutturalmente sia sufficiente da reggere il peso e che sia il più leggero possibile.
Questo fa sì che finita la moto, chiavi in mano senza benzina nel serbatoio, pesi 145 chili, pesa meno di una moto da gran premio. Il telaio in carbonio composito ha superato tutti i test distruttivi delle omologazioni senza fare una piega. Questo qui è l’impegno di Ascanio nel creare tecnologia in un prodotto innovativo, questa è la Vyrus.
Una moto e un brand unico che ha creato un mercato che non esisteva. Ma non è stato tutto rose e fiori e non lo è tuttora.

Non nascondo che ci sono dei momenti che butterei una bomba in mezzo a tutte le motociclette, agli attrezzi e tutto il resto e farei saltare tutto per aria perché le difficoltà ce ne sono tantissime, però i problemi nella vita sono un po’ il succo, senza problemi non ci sarebbe neanche il gusto, credo, in qualch e maniera i problemi fanno parte del lavoro di tutti ogni giorno a qualunque livello, però dall’altro lato della medaglia noi abbiamo delle soddisfazioni enormi: il piacere di vedere una moto che esce dalla linea, esce dalla bottega e Il cliente o il nostro collaudatore la accende, la mette in moto, prende e va: vedi la creazione che funziona. Questa è una magia che, nonostante sia da 30 anni che faccio questo mestiere, è una magia che è tuttora è una sensazione nuova ogni volta, è un po’ come vedere nascere un figlio ogni volta, ovviamente con le dovute proporzioni.
Quando io cominciai andai a chiedere a Ducati – allora c’era Mengoli in Ducati – i motori per le mie moto. Lui disse “La Ducati è una grande azienda non ha tempo da perdere con queste cose qui, ma voi siete matti, fra una settimana saltate per aria” perché è un mestiere molto difficile e quindi vedono dei folli che si sono introdotti in questo universo facendo questo mestiere, per noi invece questa pura follia: è proprio pura follia perché noi siamo insani di mente sicuramente perché per realizzare degli oggetti del genere secondo me una persona normale farebbe fatica; già una moto senza Forcella è già di per sé follia, in più tutti i contenuti sono ognuno una creazione che di base racchiude dei pensieri molto articolati e perciò mi assocerei a una follia che dal nostro punto di vista è una sana malattia, infatti è un “Vyrus”. Quindi questa pura follia non è follia e basta, è tecnologica.

Solo le moto da Gran Premio sono realizzate con la follia che contraddistingue una Vyrus.
Ci sono delle moto come le Kawasaki Naked che possono costare sui €7000. In una Vyrus solo il serbatoio costa €7000, non so cos’altro dire, è folle.

Una follia di cui si sono innamorati tanti appassionati, ma non tutti possono avere una Vyrus. Tra i pochi fortunati ci sono persone come Michael Schumacher, Keanu Reeves, Jay Leno, Tom Cruise che ne ha due.
A volte in bottega non si sa chi sia il cliente finale. Grandi dealer in tutto il mondo effettuano gli ordini e chiedono mantenendo la riservatezza sul nome del proprietario.
Se Ascanio dovesse decidere in questo preciso momento di bloccare le vendite avrebbe ancora ordini per i prossimi tre anni.

I SOGNI

Io penso che noi siamo delle pecore nere per antonomasia perché nessuno crede, credeva o crederà in ciò che facciamo, non siamo lo standard, in cuor nostro speriamo che un giorno in qualche maniera verremo considerati i pionieri che hanno creato un nuovo mercato.

Dal mio punto di vista è il paese dei balocchi perché io insieme ai ragazzi corriamo dietro i nostri sogni nel tentativo di creare la nuova moto e che la nuova moto ci dia soddisfazione.

Mi piace che il mio esempio crei entusiasmo, mi piace che il mio esempio sia da guida per un giovane che si addentra nel mondo del lavoro e che si affaccia alla vita, questa cosa mi piace veramente tanto, ma che io sia leggenda assolutamente no, quello che sono certo è che le nostre moto nel 2150 saranno leggendarie e quello che noi abbiamo fatto, per come lo abbiamo fatto, sicuramente creerà una leggenda.
L’argomento dei sogni per me è materia d’esame, nel senso che credo di essere uno specialista, mi arrogo questo diritto. Credo di essere uno specialista perché sono veramente bravo a immedesimarmi nei miei sogni ed è il mio punto di forza o la mia rovina. La mia capacità di sognare un qualcosa e di riuscire a ottenerla deriva dal fatto che ho imparato nella vita a studiare per comprendere a fondo un argomento, prendermi responsabilità e raggiungere quell’obiettivo, quindi questi passi che cerco sempre di trasmettere ai giovani sono stati per me una maturazione fondamentale. Il disastro è che già quella volta che aprii l’officina era un sogno avverato, basta.
Probabilmente una persona normale – mettiamo sempre normale tra virgolette, perché io non so qual è il folle o il normale – però una persona normale: officina, fine, faccio quello che mi piace. Invece per fortuna dopo che abbiamo fatto l’officina poi l’abbiamo fatta più grande e poi abbiamo cominciato a andare nel mondo delle corse e poi abbiamo cominciato a fare le Special.
Ogni volta che mi viene in mente qualche cosa deve diventare per forza un sogno, in me è un una cosa innata ed è, ripeto, il motivo per il quale adesso io sto sognando di realizzare la moto nuova, poi sto già sognando di realizzare un altro tipo di veicolo e poi e poi e poi e poi… quindi non mi accontento mai di sognare, sono un sognatore perenne, cronico. Il messaggio che deve passare è non smettete mai di perseverare per raggiungere i vostri sogni, e per raggiungere i vostri sogni dovete studiare, comprendere a fondo la materia, conoscerla a menadito per prendervi responsabilità in tutte le aree e allora, solo allora, potrete realizzare i vostri sogni.
Ecco secondo me non è sufficiente dire “Non smettete di sognare” che ormai lo dicono tutti… tutte le mamme a casa “oh tesoro non smettere di sognare” perché i ragazzi arrivano a casa avviliti che prendono delle tranvate in fronte che non finiscono più perché la vita è questa. Ma come posso tenere il mio sogno? Ecco, ci sono degli ingredienti ben precisi e io sono la dimostrazione – io c’ho la terza media – che si può realizzare qualunque sogno: costruisco, realizzo, progetto, invento il veicolo più tecnologico che c’è oggi sul mercato, pesa 145 kg, 200 cavalli, si guida che chiunque monti sopra dice “è incredibile” dalla falsità con la quale si guida.. come ho fatto a fare tutto questo?
Alle spalle di tutto questo ovviamente c’è il sogno, ma il sogno è solo la scintilla, poi c’è tutto ciò che viene dopo: è lì che noi ci dobbiamo addestrare continuamente per riuscire a ottenere tutti i risultati che servono per la meta finale.

ALYEN

A proposito di sogni. L’alieno. L’ultima creazione di Ascanio. Una moto impossibile. È la Vyrus più estrema di sempre, completamente fatta a mano e prodotta in 20 esemplari. Le sovrastrutture che la fanno sembrare un’astronave sono tutte in fibra di carbonio. Il motore, personalizzato da Ducati per Vyrus, è il bicilindrico Superquadro da 1.285 cc con 205 CV ed è incastonato – per la prima volta nella storia del motociclismo – in un telaio in magnesio. L’astronave in tutto pesa 165 kg. E per farla volare servono 120mila euro.

Tu pensa che ai miei tempi per comprare un libro di tecnica o di meccanica – a parte che erano pochissimi – dovevi essere un fenomeno nella ricerca di determinate cose, io andavo alla libreria dell’automobile a Monza perché è uno dei pochi posti nel mondo dove conservano e vendono tutti i libri specialistici di tecniche di meccanica.

Invece noi in Italia dovremmo insegnare l’arte dovremmo raccontare come c**** faceva Michelangelo a spaccare un pezzo di marmo e a dargli quella forma lì, ma c’è qualcuno che si è mai fatto questa domanda? Io tutti i giorni mi chiedo ma come c**** faceva, ma non c’aveva mica il flessibile, aveva lo scalpello, la carta vetrata e la carta vetrata era fatta a mano da lui, ma avete visto che c**** ha fatto Michelangelo? Ma vi rendete conto? Ma nessuno di noi sa come c**** faceva. Allora a scuola insegnami ste robe qua, a scuola Insegnami come fare a venir fuori un buon bicchiere di vino da un filare di uva, è una cosa bellissima, fa parte della nostra terra ed è un mondo affascinante.

Nel 2009 Ascanio si frattura il bacino. Il medico gli dice che avrà problemi a tornare a correre e che dovrà fare molto riabilitazione. Forse una gamba rimarrà più corta.
Lui però non è d’accordo. Inizia un suo percorso personale.
Va in piscina. Ci prende gusto e decide che può fare di più.
Dalla piscina passa alla corsa e poi alla bicicletta.
Nel 2012 a tre anni di distanza dall’incidente si iscrive all’edizione di Iron Man arrivando al traguardo. Non sarà il suo ultimo Iron Man.

La pasta con cui è fatto il cervello umano è un misto di chimica e sogni, se vogliamo essere poetici.

Ma i sogni non bastano per cambiare il corso della propria vita. Ci vuole Follia. Pura follia.

Perché è la follia che muove il mondo.

© Black Sheep Strategy